domenica 17 maggio 2009

Fayoum

E' l'alba, la prima brezza fresca del mattino comincia ad entrare dalla finestra della mia capanna, svegliandomi. Pigramente mi alzo stiracchiandomi ed esco rimanendo un attimo ad osservare il mare tingersi dei primi raggi di sole. In lontananza, alcuni uccelli volano in cerchio sull'acqua alla ricerca di prede. E' uno spettacolo che mi lascia sempre senza fiato... Da lontano mi giunge un chiacchiericcio e le risate delle mie sorelle. Sorrido e con passo svelto le raggiungo.

"Le nostre scorte di cibo stanno per terminare. Dobbiamo provvedere."

E così ci mettiamo in viaggio per una città nel deserto, Fayoum. La barca ci lascia ad un piccolo approdo lungo il fiume. Con occhio attento mi guardo intorno per valutare le possibilità che abbiamo di non finire catturate e che apparentemente non sembrano molte. Ci tengono d'occhio.... Un uomo, in piedi su una duna di sabbia davanti a noi, lancia frasi provocatorie che ignoriamo. Mentre ancora ci guardiamo attorno, sento sibilare nell'aria vicino al mio orecchio una freccia... Questione di un attimo e poi il caos. Con la coda dell'occhio, mentre prendo il mio arco, vedo le mie sorelle fare la stessa cosa e correre svelte ed agili nel deserto tirando frecce.

Ma sono tanti, molti più di noi. Ad un tratto un dolore lancinante mi trafigge la gamba e cado a terra mentre tutto lentamente intorno a me si tinge di nero. Quando riprendo conoscenza, mi trovo legata ad un attrezzo che viene spinto in una gabbia di ferro, chiusa da una catena. Un volto duro mi fissa, le sue parole schegge di ghiaccio "Qui le tue sorelle non ti troverranno mai." Poi si gira e se ne va.

Da una piccola apertura nel muro sento giungere da fuori i suoni della battaglia. Poi la voce di una sorella che urla il mio nome. Ma non posso rispondere, sono imbavagliata.
Un nodo mi stringe la gola mentre il mio cuore si fa sempre più piccolo man mano che aumenta la consapevolezza che da li non sarei mai più uscita... non viva per lo meno...
Dopo un tempo che mi è sembrato interminabile, quell'uomo torna e mi tira fuori da quella fredda gabbia. Strattonandomi mi porta al molo e... le gambe mi cedono quasi per il sollievo e la gioia... le mie sorelle!

Mentre mi rilasciano, tra di noi volano solo poche, lievi formali parole. Sono i nostri sguardi che comunicano, i nostri silenzi, colmi di rispetto, gratitudine, unione e profondo affetto che solo chi combatte come un'unica entità per la propria sopravvivenza e libertà può comprendere.

Afroditex, En of Sha'Daresh tribe

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